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Adesso
qualcuno inizierà a pensare che è stato tutto inutile. Che sabato 1
luglio abbiamo camminato tanto, e sudato altrettanto, sotto la canicola
subalpina per nulla. Per sentirci dire che ci faremo una B con 30 punti
di penalizzazione e avremo 2 scudetti in meno (anche se non darei ancora
tutto per scontato). E invece non è cosi, a prescindere dallo sconforto
di massa che ha travolto il popolo bianconero per un processo-farsa,
dove le difese non possono difendersi e le sentenze sembrano ricopiate
paro paro dai giornali.
La marcia all’insegna dello slogan “LA JUVE SIAMO NOI” non è stata
inutile,per un semplice motivo : non è stata organizzata per ottenere
qualcosa, ma soltanto per mostrare l’attaccamento viscerale ai colori da
parte del tifo bianconero. Anche in un momento così disperato della
storia calcistica della Juventus Football Club, tale - sempre secondo i
soliti giornali – da gettarci tutti nella depressione più acuta.
Ecco a cosa è servita quella marcia di quasi 10 chilometri sull’asfalto
bollente di una Torino di luglio: a dimostrare l’esatto contrario. Che
al massimo siamo incazzati neri, ma non disperati. Perché non si gettano
nel fango l’onore e la storia di una società gloriosa come la Juventus
in poco più di una settimana, quanto è durato appunto il processo
farlocco dell’Olimpico, con una sentenza ormai scontata.
Del resto, ditemi voi come sia possibile sovvertirne l’esito se non
vengono ammesse testimonianze, non sono consentite argomentazioni da
parte dei collegi difensivi, e le prove d’accusa non sono necessarie.Già,
perché le prove, quelle che in genere incastrano gli imputati, non sono
state trovate. Basterebbe questo per mandare tutti a casa e dire che lo
scandalo presunto è una montatura bella e buona, architettato ad arte
per togliere di mezzo personaggi e squadre più scomode dell’intero
campionato. E, in particolare, fare fuori la Juve. Non è ammesso fare
obiezioni, né da parte degli avvocati tanto meno dai poveri tifosi.
Perché questo, è un processo contro la Juventus. L’avevamo intuito fin
dal giorno delle prime fughe di notizie, ne abbiamo avuto conferma al
momento della pubblicazione (e vendita in edicola, tipo dispense) delle
intercettazioni, ne abbiamo oggi la certezza,ascoltando le sentenze.
Altro che scandalo degli scandali, questo è un autentico show, con
magistrati e dirigenti sportivi al posto di cantanti e veline. Uno
scandalo trash per un pubblico da reality, quello – tanto per capirci –
che adora sbirciare dal buco della serratura e divora le riviste gossip.
Sottocultura allo stato puro, ma piace tanto al popolino guardone e
pettegolo.
Siccome il mondo della carta stampata è in crisi e con l’arrivo della
bella stagione si trascorre meno tempo davanti alla tv, per non perdere
lettori e non far abbassare l’audience ogni estate si architetta
qualcosa. L’anno scorso vennero prese a pallonate le società
medio-piccole con la storia dei bilanci drogati (usanza assai in voga
nel calcio nostrano ma lasciato decantare per decenni), quest’anno si è
puntato deciso al bersaglio grosso: Juventus in cima. La squadra più
amata e,idem, più odiata dagli italiani. Meglio dell’impeachment di
Clinton e del crack della Parmalat.
Per incastrare Madama sono state sufficiente un po’ di telefonate rubate
qua e là dai cinque cellulari di Moggi, vendute poi dai media come prove
dell’addomesticamento dei campionati da parte della Juve e lo scandalo è
stato bello e confezionato. Non importa che le prove del pilotaggio
delle partite non si siano trovate; è bastato escogitare la formuletta
magica “dell’illecito strutturale” per affossare tutti sostenendo la
tesi dell’intrallazzo a go-go . In pratica, il malcostume era talmente
radicato nel sistema che il mercimonio delle singole partite era
superfluo: si truccavano automaticamente. E indovinate un po’, chi
tirava i fili di questo spettacolo di burattini? E’ “plus facile di un
San Bitter, mais oui!” E se l’onorevole Ignazio La Russa, da interista e
al tempo stesso da avvocato qual’è, si azzarda a chiedere per la
Juventus un minimo di clemenza alla luce della prestazione Mondiale, e
poi Massimo Moratti gli telefona invitandolo a stare zitto (l’episodio è
stato raccontato da fonti autorevoli di An, ndr), avrete ben capito
perché vogliono farci retrocedere.
Poi vai ad ascoltare i file originali delle intercettazioni – perché su
internet trovi pure questi, alla faccia di privacy e tutela dei diritti
degli accusati – e ti sembra di ascoltare, via audio, un film dei
Vanzina. A quel punto ti chiedi se i “rimba” siamo noi, che in quei
dialoghi a metà tra il pecoreccio e la bullonaggine ci intravediamo solo
la sbruffoneria di alcuni dirigenti ,oppure i magistrati – ordinari e
sportivi – che, con la complicità dei giornalisti, su turpiloqui,
discorsi da bar, inviti a cena senza delitto, richieste di zainetti e
biglietti di tribuna vip con annesso parcheggio interno allo stadio,
hanno costruito uno scandalo inesistente. Certo: Moggi non è di certo il
miglior rappresentante del cosiddetto “stile Juve”, ma spacciare questo
materiale telefonico per prove inconfutabili dell’esistenza di una mafia
del pallone non depone di certo a favore dell’intelligenza di chi lo
sostiene.
Qualcuno adesso dirà che sto vaneggiando o che sono in preda a delirio,
visto che il mondo intero – fuorché quello juventino – ritiene
intercettazioni e sentenze alla pari delle Sacre Scritture. Quindi, la
Juve deve pagare.
Lo abbiamo capito e, proprio per questo, siamo rassegnati. Incazzati
neri, ma rassegnati. Perché qualcuno deve venirci a spiegare come mai,
alla finale mondiale 2006, sono stati 8 gli juventini schierati in
campo, visto che in Italia per vincere gli scudetti avevano bisogno
delle raccomandazioni di Moggi.
Per fortuna esiste un giudice vero a Berlino e si chiama “campo di
gioco”: quel giudice ha sancito quello che chi odia la Juve non vuole
sentir dire, ma è l’unica verità. A Torino si vinceva perché avevamo i
giocatori più forti. Oppure Cannavaro e Del Piero erano dopati pure
stavolta?
Una ragione in più per aver marciato il primo luglio sotto la canicola,
ovvero la consapevolezza di aver visto vincere sempre la squadra
migliore. Cioè, la nostra. Berlino dixit, il resto sono solo chiacchiere
da bar.Anche se il bar, adesso, lo hanno trasferito in Tribunale.
La dichiarazione del Presidente Giovanni
Cobolli Gigli
E' INAUDITO
Appresa la sentenza
della Commissione d’Appello Federale che ha disposto per la Juventus
la retrocessione in serie B con 30 punti di penalizzazione, il
presidente Giovanni Cobolli Gigli ha dichiarato: "È inaudito. Da un
tribunale composto da giuristi di questa caratura ci aspettavamo una
sentenza equilibrata, sia nella forma che nella sostanza.
Evidentemente le nostre aspettative sono state mal riposte. Queste
sentenze sono il segno di una volontà di colpire la società con
eccessiva durezza. Non comprendiamo la differenza di metro di
giudizio applicato ai casi esaminati. Come dimostrato ampiamente dai
fatti, gli episodi sotto osservazione della giustizia sportiva per
la Juventus sono assolutamente comparabili a quelli contestati alle
altre squadre. Con la differenza che nel nostro caso si tratta di
due sole partite. In questo momento la nostra priorità è dunque
tutelare l’interesse dei nostri tifosi e dei piccoli azionisti, e lo
faremo subito impugnando la sentenza davanti al Consiglio Federale." |
Da sabato 20 maggio 2006 è online il nuovo portale
Il sito è nato per dire basta a questa vergognosa campagna mediatica
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