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STILE JUVENTUS.36
Fratelli in bianconero
Sopra : i fratelli Bonetti,
Sentimenti e Varglien
Sotto : i fratelli
Castano, Borel e Bercellino.
La
storia della Juventus è piena di coppie di fratelli. Tali erano Eugenio ed
Enrico Canfari, fra i primi ad aggregarsi a quel gruppetto di studenti del
D'Azeglio che, riuniti intorno ad una panchina di Corso Re Umberto, a
Torino, nel pomeriggio del 1° novembre 1897, avevano fondato il club. Erano
figli del titolare di un negozietto per la vendita e la riparazione di
biciclette a1 42 di Corso Re Umberto. Nel retrobottega di quel negozietto si
può localizzare la prima sede informale della Juve. Che presto però si
rivelò inadeguata, rendendo necessario il reperimento della prima vera sede
(quattro stanze con ripostiglio ed acqua corrente, ma di cui non ci è stato
tramandato l'indirizzo), il cui affitto costò sei lire al mese (e provocò
non poche defezioni). In questa sede Eugenio Canfari venne nominato per
acclamazione primo presidente della Juventus. Solo due anni dopo il club si
trasferì alla Crocetta (a1 4 di via Piazzi) e la massima carica passò
all'altro Canfari, Enrico, che rimpiazzò col suo carattere giocoso quello
più burbero del fratello.
Ma passiamo ai giocatori, quelli schierati
quando i campionati avevano cominciato ad assumere una parvenza di
regolarità, anche se i tempi non erano ancora maturi per il girone unico. I
primi di cui si abbia traccia furono Gioacchino (I) e Alfredo (II) Armano.
Il primo, Gioacchino, difensore destro, era fra i soci fondatori, e fece
parte della squadra che vinse il primo titolo italiano, quello del 1905; il
secondo, Alfredo, giocava da mediano nei primissimi anni del secolo, anche
se non era fra i campioni del "cinque". Fratelli erano anche Geppe e Sandro
Collino, come Guido e Pio Marchi. Ma siamo sempre nell'era dei pionieri, che
conserva poche certezze.
Subito dopo, in tempi più documentati,
troviamo Ernesto (I) e Romolo (II) Boglietti. Il primo, portiere, giocherà
in bianconero fra il 1912 ed il 1915, prima dello scoppio della Grande
Guerra. Dopo il conflitto riprenderà col Torino, prima di indossare le
maglie della Torinese e del Savona. Romolo Boglietti era un mediano vecchio
stampo. Anche lui giocò nel triennio 1912-15 in bianconero e seguì
successivamente lo stesso itinerario del fratello maggiore.
Coi fratelli Boglietti, per un paio d'anni
gioca come attaccante Ernesto Borel, che era già nella rosa che aveva vinto
per la prima volta il campionato nel 1905. Nel 1914 si trasferirà al Cannes,
in Francia. A Nizza nacquero due suoi figli: Aldo Giuseppe nel 1912 e Felice
Placido nel 1914. Li ritroveremo da protagonisti, in bianconero, negli anni
Trenta. Borel I gioca nel Torino, nel Casale e nel Palermo prima di
approdare alla Juventus nel 1935. Felice (II) cresce invece nei "Balon Boys",
il vivaio granata curato da Adolfo Balconcieri. Ma nel '32 passa alla sponda
juventina sulla quale rimane fino al '46 (con la sola eccezione del
campionato `41/42). Nei dodici campionati disputati con la maglia bianconera
si conferma uno degli attaccanti più tecnici e prolifici della storia
bianconera. Centoquaranta gol in duecentottanta partite il suo bilancio
globale in campionato. Vince tre dei cinque scudetti consecutivi e si laurea
per due volte capocannoniere (nel '33 con 29 gol in 28 partite, che gli
valgono un record di grande
prestigio, e l'anno dopo 32 centri su
34 gare). Rapidità, eleganza, fiuto del gol sono le qualità che hanno
fatto di "Farfallino" uno dei campioni leggendari della storia
bianconera. Alla fine degli anni '20 arrivarono alla Juve addirittura
due coppie di fratelli fiumani: i Vojak e i Varglien. Antonio Vojak,
mezzala-centravanti, lasciò un segno concreto nelle 4 stagioni (fra
i1 1926 e il ’29) in cui rimase in bianconero (102 presenze
e 46 gol in prima squadra). Più fugace il passaggio del fratello
minore Oliviero,con solo 9 presenze all’attivo ma un contributo nella
conquista nel primo titolo nel quinquennio 1931/35. |
Molto più luminosa la traccia lasciata da
Mario (I) e Giovanni Ninì (II) Varglien.
Il primo fu ingaggiato dopo un paio di
stagioni nella Pro Patria,nel ’27. Umile cursore di centrocampo, concluse la
lunga carriera bianconera nel ‘42. Ninì arrivò un paio d'anni dopo : jolly
molto duttile ed in possesso di una buona tecnica, restò in
bianconero fino al 1947 per andare a
chiudere la carriera al Palermo. Entrambi i
fratelli hanno vissuto per intero l'epopea
dei cinque scudetti consecutivi degli anni '30.
Passarono per casa Juve anche due dei cinque fratelli Sentimenti di
Bomporto nel modenese, la famiglia più numerosa del calcio italiano.
Vittorio Sentimenti (III) arrivò a Torino nel 1940 confermandosi ala-mezzala
di grande dinamismo e temperamento. Resterà in bianconero fino al 1949,
prima di passare alla Lazio ed infine al Torino. Più brillante la carriera
di Lucidio, meglio conosciuto come Sentimenti IV, portiere di qualità
acrobatiche straordinarie anche se dal fisico non eccezionale, che difenderà
la porta bianconera dal ’42 al ‘49 (collezionando anche 9 presenze
Nazionale,fra cui la gara contro l'Ungheria, nel 1947, in cui fu 1’unico
juventino a giocare con dieci atleti del Grande Torino).Caso curioso,durante
la guerra giocò anche alcune partite all'ala destra,segnando diversi gol, e
non solo su rigore.
Tino (I) Castano milanese di Cinisello,
arrivò alla Juve dalla Triestina nel 1958/59.
In bianconero rimase per dodici anni,
prima da laterale, poi da difensore centrale
eclettico ed efficace. Suo fratello Giuseppe (II) però non andò oltre le
giovanili, finchè non fu ceduto alla Lucchese.
Identico il destino dei fratelli Bercellino,
di Gattinara (Vercelli). Giancarlo (I) cresce nelle giovanili come il
fratello Silvino (II). Il primo, difensore roccioso, entrerà però in prima
squadra alla fine degli anni Cinquanta per restare in rosa fino al 1969 (154
le presenze complessive in Serie A). Il più giovane, centravanti poderoso ma
non molto tecnico, collezionò solo una dozzina di presenze nella massima
divisione.
Dario e Ivano Bonetti, bresciani, hanno
indossato la maglia bianconera in tempi diversi: Ivano, centrocampista
offensivo molto promettente, arrivò alla Juve poco più che ventenne nell'85
dal Genoa restando per due stagioni senza sfondare definitivamente.
Difensore eclettico, il fratello maggiore Dario venne ingaggiato nel 1989:
titolare nella prima stagione, dopo un altro campionato da comprimario venne
ceduto senza lasciare grandi rimpianti.
Negli ultimissimi tempi altre due coppie di
fratelli si sono affacciate in bianconero: i Vieri e i Brighi. Christian
Vieri (che alla Juve è arrivato ventisette anni dopo il padre Bob, ma è
rimasto solo un anno) è stato seguito dal fratellino Massimiliano, che però
non è andato oltre il settore giovanile.
Con Matteo Brighi infine è arrivato da Rimini
anche il fratello minore Marco che è ancora fra gli elementi di spicco della
"Primavera" bianconera ed ha contribuito al successo nel torneo di Viareggio
del 2003.
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