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Juveteca -Anno VI (2008)

 

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STILE JUVENTUS.36

Fratelli in bianconero

Sopra : i fratelli Bonetti, Sentimenti e Varglien

Sotto  : i fratelli Castano, Borel e Bercellino.

 La storia della Juventus è piena di coppie di fratelli. Tali erano Eugenio ed Enrico Canfari, fra i primi ad aggregarsi a quel gruppetto di studenti del D'Azeglio che, riuniti intorno ad una panchina di Corso Re Umberto, a Torino, nel pomeriggio del 1° novembre 1897, avevano fondato il club. Erano figli del titolare di un negozietto per la vendita e la riparazione di biciclette a1 42 di Corso Re Umberto. Nel retrobottega di quel negozietto si può localizzare la prima sede informale della Juve. Che presto però si rivelò inadeguata, rendendo necessario il reperimento della prima vera sede (quattro stanze con ripostiglio ed acqua corrente, ma di cui non ci è stato tramandato l'indirizzo), il cui affitto costò sei lire al mese (e provocò non poche defezioni). In questa sede Eugenio Canfari venne nominato per acclamazione primo presidente della Juventus. Solo due anni dopo il club si trasferì alla Crocetta (a1 4 di via Piazzi) e la massima carica passò all'altro Canfari, Enrico, che rimpiazzò col suo carattere giocoso quello più burbero del  fratello.

Ma passiamo ai giocatori, quelli schierati quando i campionati avevano cominciato ad assumere una parvenza di regolarità, anche se i tempi non erano ancora maturi per il girone unico. I primi di cui si abbia traccia furono Gioacchino (I) e Alfredo (II) Armano. Il primo, Gioacchino, difensore destro, era fra i soci fondatori, e fece parte della squadra che vinse il primo titolo italiano, quello del 1905; il secondo, Alfredo, giocava da mediano nei primissimi anni del secolo, anche se non era fra i campioni del "cinque". Fratelli erano anche Geppe e Sandro Collino, come Guido e Pio Marchi. Ma siamo sempre nell'era dei pionieri, che conserva poche certezze.

Subito dopo, in tempi più documentati, troviamo Ernesto (I) e Romolo (II) Boglietti. Il primo, portiere, giocherà in bianconero fra il 1912 ed il 1915, prima dello scoppio della Grande Guerra. Dopo il conflitto riprenderà col Torino, prima di indossare le maglie della Torinese e del Savona. Romolo Boglietti era un mediano vecchio stampo. Anche lui giocò nel triennio 1912-15 in bianconero e seguì successivamente lo stesso itinerario del fratello maggiore.

Coi fratelli Boglietti, per un paio d'anni gioca come attaccante Ernesto Borel, che era già nella rosa che aveva vinto per la prima volta il campionato nel 1905. Nel 1914 si trasferirà al Cannes, in Francia. A Nizza nacquero due suoi figli: Aldo Giuseppe nel 1912 e Felice Placido nel 1914. Li ritroveremo da protagonisti, in bianconero, negli anni Trenta. Borel I gioca nel Torino, nel Casale e nel Palermo prima di approdare alla Juventus nel 1935. Felice (II) cresce invece nei "Balon Boys", il vivaio granata curato da Adolfo Balconcieri. Ma nel '32 passa alla sponda juventina sulla quale rimane fino al '46 (con la sola eccezione del campionato `41/42). Nei dodici campionati disputati con la maglia bianconera si conferma uno degli attaccanti più tecnici e prolifici della storia bianconera. Centoquaranta gol in duecentottanta partite il suo bilancio globale in campionato. Vince tre dei cinque scudetti consecutivi e si laurea per due volte capocannoniere (nel '33 con 29 gol in 28 partite, che gli valgono un record di grande

prestigio, e l'anno dopo 32 centri su 34 gare). Rapidità, eleganza, fiuto del gol sono le qualità che hanno fatto di "Farfallino" uno dei campioni leggendari della storia bianconera. Alla fine degli anni '20 arrivarono alla Juve addirittura due coppie di fratelli fiumani: i Vojak e i Varglien. Antonio Vojak, mezzala-­centravanti, lasciò un segno concreto nelle 4 stagioni (fra i1 1926 e il ’29) in cui rimase in bianconero (102 presenze e 46 gol in prima squadra). Più fugace il passaggio del fratello minore Oliviero,con solo 9 presenze all’attivo ma un contributo nella conquista nel primo titolo nel quinquennio 1931/35.

Molto più luminosa la traccia lasciata da Mario (I) e Giovanni Ninì (II) Varglien.

Il primo fu ingaggiato dopo un paio di stagioni nella Pro Patria,nel ’27. Umile cursore di centrocampo, concluse la lunga carriera bianconera nel ‘42. Ninì arrivò un paio d'anni dopo : jolly molto duttile ed in possesso di una buona tecnica, restò in

bianconero fino al 1947 per andare a chiudere la carriera al Palermo. Entrambi i

fratelli hanno vissuto per intero l'epopea dei cinque scudetti consecutivi degli anni '30.

Passarono per casa Juve  anche due dei cinque fratelli Sentimenti di Bomporto nel modenese, la famiglia più numerosa del calcio italiano. Vittorio Sentimenti (III) arrivò a Torino nel 1940 confermandosi ala-mezzala di grande dinamismo e temperamento. Resterà in bianconero fino al 1949, prima di passare alla Lazio ed infine al Torino. Più brillante la carriera di Lucidio, meglio conosciuto come Sentimenti IV, portiere di qualità acrobatiche straordinarie anche se dal fisico non eccezionale, che difenderà la porta bianconera dal ’42 al ‘49 (collezionando anche 9 presenze Nazionale,fra cui la gara contro l'Ungheria, nel 1947, in cui fu 1’unico juventino a giocare con dieci atleti del Grande Torino).Caso curioso,durante la guerra giocò anche alcune partite all'ala destra,segnando diversi gol, e non solo su rigore.

Tino (I) Castano milanese di Cinisello, arrivò alla Juve dalla Triestina nel 1958/59.

In bianconero rimase per dodici anni, prima da laterale, poi da difensore centrale eclettico ed efficace. Suo fratello Giuseppe (II) però non andò oltre le giovanili, finchè non fu ceduto alla Lucchese.

Identico il destino dei fratelli Bercellino, di Gattinara (Vercelli). Giancarlo (I) cresce nelle giovanili come il fratello Silvino (II). Il primo, difensore roccioso, entrerà però in prima squadra alla fine degli anni Cinquanta per restare in rosa fino al 1969 (154 le presenze complessive in Serie A). Il più giovane, centravanti poderoso ma non molto tecnico, collezionò solo una dozzina di presenze nella massima divisione.

Dario e Ivano Bonetti, bresciani, hanno indossato la maglia bianconera in tempi diversi: Ivano, centrocampista offensivo molto promettente, arrivò alla Juve poco più che ventenne nell'85 dal Genoa restando per due stagioni senza sfondare definitivamente. Difensore eclettico, il fratello maggiore Dario venne ingaggiato nel 1989: titolare nella prima stagione, dopo un altro campionato da comprimario venne ceduto senza lasciare grandi rimpianti.

Negli ultimissimi tempi altre due coppie di fratelli si sono affacciate in bianconero: i Vieri e i Brighi. Christian Vieri (che alla Juve è arrivato ventisette anni dopo il padre Bob, ma è rimasto solo un anno) è stato seguito dal fratellino Massimiliano, che però non è andato oltre il settore giovanile.

Con Matteo Brighi infine è arrivato da Rimini anche il fratello minore Marco che è ancora fra gli elementi di spicco della "Primavera" bianconera ed ha contribuito al successo nel torneo di Viareggio del 2003.

 

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