IL PIANTO GRECO DEL 25 MAGGIO ’83
Stadio Olimpico di Atene,10’ del primo tempo ;
Magath, il tedesco miope dell’Amburgo segna il goal della vittoria e
infrange così un sogno,allontana ancora una volta un traguardo mai
sentito così vicino come stavolta. L’incompatibilità fra la mia Juventus
e la Coppa dei Campioni, maledettamente continua…
Eppure,con quanta speranza,per non dire certezza,ci
eravamo preparati a questa trasferta in terra greca. Per amore della
Juve abbiamo sfidato perfino l’aereo ; ma il viaggio d’andata è stato
troppo bello. Da Lamezia ad Atene e tutto in un’ora.
L’avventura bianconera aveva avuto il suo inizio
con il raduno,alle prime luci dell’alba,in piazza Fera,a Cosenza.
Trovarsi insieme felici,a mostrare con orgoglio ognuno la sua bandiera o
i tanti striscioni,ad inneggiare con canti alla Vecchia Signora,pensando
magari già al ritorno,alla festa,quando avremmo sventolato le bandiere
con su stampata la Coppa,rappresentava il preludio di quel trionfo che
tutti aspettavamo.
Anche il personale di bordo dell’aereo,un charter
di compagnia slava,su cui ci siamo imbarcati, tifava Juventus ; ed è
proprio perché pensavo solo alla Coppa che non mi sono accorto quasi di
trovarmi a diecimila metri di quota,per la prima volta,a volare…
Arrivati ad Atene,abbiamo visitato la città in
compagnia di una graziosa guida ; non potevamo certo vantarci di
conoscere la città senza aver visitato l’Acropoli. Che magnifico colpo
d’occhio!!! Da quel punto si può ammirare Atene in tutta la sua
immensità ; ma ciò che più mi ha colpito è che anche sull’Acropoli
sventolava una bandiera bianconera,propiziatrice di vittoria.
Ma veniamo alla partita. Siamo entrati allo stadio
un paio di ore prima dell’inizio della gara,dopo aver acquistato
souvenir e bandiere con una gigantesca Coppa stampata. Lo stadio era una
marea bianconera : oltre cinquantamila tifosi che esprimevano la loro
passione,la loro fede, esaltandosi. Sarà per l’emozione,sarà per la
gioia,ma io ho visto tanta gente con gli occhi lucidi come i miei e in
quel momento ho potuto verificare di persona,che la Juve,per i suoi
sostenitori,è veramente “un grande primo amore”.
Non mi soffermo sullo svolgimento della gara perché
sarebbe come riaprire una ferita che non si rimarginerà presto; la Juve
di quella maledetta serata aveva bisogno solo di essere commiserata e
così,cinquantamila tifosi vivi e scalpitanti si sono trasformati in
cinquantamila spettatori rassegnati,scuri in volto e
nell’animo,desiderosi di sapere perché la Juve li aveva così traditi…
Ma è proprio vero che gli amici sinceri si vedono
nelle disavventure e così,mentre Hrubesch e compagni alzavano al cielo
la Coppa,festeggiati da quei pochi tifosi tedeschi presenti allo
stadio,noi ci sentivamo vicini come non mai ai nostri campioni,sconfitti
e amareggiati,rimasti in campo per testimoniare la gioia degli altri.
E’ altrettanto inopportuno parlare del
dopo-partita,della gioia dei tedeschi,dei fiumi di birra,degli
hamburger,delle nostre bandiere tolte frettolosamente dall’asta e
riposte nei borsoni,del profondo rammarico,della grande delusione. Poi
un’interminabile nottata all’aeroporto,pensando alle disavventure di
qualche ora prima e guardando all’aereo su cui all’alba saremmo
saliti,non più come al veicolo del nostro trionfo bensì come ad un
mostro,complice anch’esso della nostra disfatta; e stavolta sì che avrei
avuto paura dei vuoti d’aria,delle cinture di sicurezza,dell’atterraggio
e…
E pensare che allo stadio volevamo esporre uno
striscione con questo testo : “ Zeus decise,Agnelli sorrise e la Juve
s’assise ; nell’Olimpo dei Campioni ora c’è pure la Vecchia Signora”.
Avrei allora dovuto mettere in discussione la parola di “papà Zeus”
rischiando così di azzuffarmi con i suoi figli; avremmo sfatato il mito
di Zeus ma non quello della Coppa dei Campioni.
E intanto preparo un nuovo striscione, per un’altra
finale… |