Poche coppie di
attaccanti, anche in una storia stracolma di campioni come quella della
Juventus, hanno lasciato una traccia cosi profonda come John Charles ed
Enrique Omar Sivori. Si deve a loro, alla potenza dirompente del gallese
ed al genio irriverente dell'argentino, il terzo grande ciclo: tre
scudetti in quattro stagioni,centinaia di gol, un numero infinito di
emozioni. Charles viene scelto nella primavera del 1957: agli Agnelli
era arrivata la segnalazione di un goleador del Leeds, celebre per i
suoi colpi di testa irresistibili. La missione viene affidata a Gigi
Peronace, in gioventù aspirante portiere proprio alla Juventus,grande
appassionato di calcio che risiede a Londra ed allaccia la trattativa.
Umberto Agnelli, il
giovanissimo presidente, raccoglie anche il suggerimento di Cesarini, il
fuoriclasse diventato poi allenatore, che gli descrive come un fenomeno
l'oriundo Sivori,figlio di emigrati,il padre d'origine ligure, la madre
abruzzese. Sivori furoreggia nel River Plate, ha ventidue
anni,rappresenta un investimento.
Guidata da Ljubisa Brocic,
lo jugoslavo che parla correntemente cinque lingue e con gli Agnelli
preferisce esprimersi in francese,la Juventus è un inno allo
spettacolo:subisce troppi gol (addirittura quarantaquattro!), ma segna a
ripetizione (settantasette gol)e con ventitré vittorie e cinque pareggi
annulla il carico delle sei sconfitte. E' una macchina che diverte e
vince, gli impetuosi stacchi di Charles,ribattezzato KingJohn, suscitano
ammirazione anche tra gli avversari. Charles è un uomo generoso ed
altruista,fatto su misura per unirsi alla classe purissima di Sivori,
capriccioso e micidiale,detto"El cabezòn",il testone. Inventa giochi di
prestigio, Boniperti ne asseconda gli estri arretrando a
centrocampo:occorre dare spazio ad un campione così
straordinario.Charles e Sivori portano in dote il decimo scudetto, vinto
al loro esordio italiano. E' lo scudetto del 1958 e vale la prima stella
che simboleggia per sempre la conquista. Il ciclo contiene altri due
titoli (1960 e 1961) e due coppe Italia (1959 e 1960). Una sola macchia:
le delusioni europee, a cominciare dallo sciagurato esordio nella coppa
dei Campioni (0-7 a Vienna).
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