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Juveteca -Anno II (2004)

 

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I PROTAGONISTI DEL SECOLO BIANCONERO.12

GIOVANNI TRAPATTONI

 Sei scudetti, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, due Coppe Uefa, una Supercoppa Europea,due Coppe Italia. In tredici anni di Juventus, prima dieci (dal 1976 al 1986) e poi tre (dal 1991 al 1994), Giovanni Trapattoni ha vinto più di qualsiasi altro allenatore bianconero: cioè tutto, in Italia, in Europa e nel Mondo. E' stato, per certi versi, il tecnico che più di qualsiasi altro ha lasciato un'impronta nella storia della società di Corso Galileo Ferraris anche se chi l'ha preceduto (Carcano, il protagonista del Quinquennio negli anni Trenta) e chi l'ha seguito (Lippi.,lo stratega di cinque titoli, una Coppa dei Campioni, l'Intercontinentale più altri riconoscimenti assortiti) non sono stati da meno.Giovanni  Trapattoni, detto il Trap, natali a Cusano Milanino, una vita da mediano con la maglia del Milan, è stato una scoperta e una .scommessa di Giampiero Boniperti, l’uomo con il quale ha costituito un binomio molto forte. Quando approdò alla Juventus, nel 1976, nemmeno quarantenne, aveva pochissima esperienza come tecnico ma possedeva una carica interiore straordinaria: la sua ascesa è stata rapida,la sua consacrazione impressionante,il suo stile pressoché inimitabile.

Trapattoni è passato e continua a passare per un incallito difensivista, sicuramente più vicino alla filosofia di Nereo  Rocco di cui è stato allievo che non a quella di Arrigo Sacchi  con cui si è trovato spesso in antitesi. Trap uguale catenaccio è diventato anno dopo anno uno slogan da sbattere in faccia a chi pensava calcio in maniera diversa, malgrado alla resa dei conti così non sia stato: la Juventus di Platini,Rossi e Boniek aveva connotazioni spiccatamente offensive più di molte squadre allestite da allenatori considerati inguaribili amanti del gioco d'attacco, quasi al limite dell'incoscienza. "Sono schiavo delle etichette”, raccontò un giorno, ma senza sentirsi vittima del sistema o,peggio, al centro di qualche sordida congiura. Con il Giuan, impareggiabile nella mimica, famoso per i fischi “sparati” dalla panchina all'indirizzo dei suoi giocatori, i bianconeri hanno acquistato una loro dignità anche lontano dall'Italia. Il primo successo europeo, la Coppa Uefa nel 1977 contro l’Athletic Bilbao, dischiuse nuovi orizzonti alla Juventus, fino ad arrivare alla tragica finale contro il Liverpool, allo stadio Heysel di Bruxelles, nel 1985.

Trapattoni ha avuto la fortuna di poter contare su un ampio numero di fuoriclasse (Zoff,Gentile, Cabrini, Scirea, Causio, Rossi, Tardelli, Bettega,Platini, Boniek, Brady) e la bravura di creare un gruppo di lavoro eccellente quando - per la verità - il mondo del pallone non era ancora contaminato dal business. Tra il divorzio consensuale per esaurimento di stimoli nel 1986 e il secondo matrimonio, meno felice, nel 1991, il Trap ha vinto ancora con l’Inter. Poi. dopo aver conquistato  la Coppa Uefa numero due, nel 1993, ha imboccato strade diverse che l'hanno portato prima a Cagliari. poi due volte in Germania, al Bayern Monaco dove ha vinto il titolo della Bundesliga, e quindi alla Fiorentina.In questa lunga trafila di panchine, emozioni e sensazioni. Trapattoni ha continuato a essere dipinto come un difensivista, un allenatore all’antica,un monumento alla me­moria, una scheggia di un calcio che non esiste più. Serafico, il Trap ha tirato avanti, forte dell’immagine vincente che si è fatto proprio alla Juventus.Il suo sogno, oggi realtà,è stato la panchina della Nazionale, che per una serie di intrecci e di coincidenze lo aveva sempre solo sfiorato.

A livello umano, Trapattoni è tracimante, nei fatti e nelle parole. I suoi interventi televisivi, le sue considerazioni in alcune circostanze pittoresche,lo hanno fatto diventare un personaggio mediatico Vittima preferita della trasmissione satirica “Mai dire gol” un suo sfogo contro alcuni giocatori del Bayern che non si impegnavano come avrebbero dovuto e avrebbe voluto, in Germania è diventato addirittura lo spot per una pubblicità. E lui, il Trap, a ripetere: Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco ...”.                                                 

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