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Juveteca -Anno II (2005)

 

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STILE JUVENTUS.6

 

 I Savoia,tifosi da sempre della Juventus.

In terza fila a destra si riconosce Edoardo Agnelli

Non hanno fatto la storia della Juventus in senso materiale, i Savoia. Ma nella storia del club bianconero, in qualche modo ci sono entrati. Del resto, nella genesi della società italiana più blasonata e più illustre d'Italia, qualcosa di nobile in fondo c'è. La famosa panchina del liceo D'Azeglio, l'interessamento obli­quo del Duca degli Abruzzi, il passaggio del club nelle mani della famiglia Agnelli, l'attaccamento di Emanuele Filiberto, figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria. Proprio Vittorio Emanuele, dopo il Mondiale del 1990, aveva invitato Salvatore Schillaci nella sua residenza in Corsica.

Il centravanti bianconero, grande protagonista con la maglia della Juventus e della Nazionale delle indimenticabili notti magiche,aveva accettato l'invito.

A Cavallo, in riva al mare, si era materializzato l'incontro, messo in risalto da televisione e carta stampata: Totò e il re, sembrava quasi un film sul quale indugiarono non solo i media ma anche i tifosi di tutta Italia. Era, pure, un segnale e un segno tangibile di partecipazione diretta di Casa Savoia alle vicende juventine. Un contatto che suscitò molte voci e molti commenti, quasi l'abbattimento anticipato del muro di ostracismo innalzato tra gli ex regnanti e l'Italia. Dettagli di un legame più spesso, cronaca di una liaison che continua con Emanuele Filiberto e che è destinata a consolidarsi oggi che l'esilio dei Savoia è terminato. Più volte il rampollo di Famiglia ha avuto l'occasione per dichiarare pubblicamente la sua fede juventina e per esternarla attraverso le telecamere della TV di Stato. I colle­gamenti con “ Quelli che il calcio…”,all'epoca della conduzione di Fabio Fazio, hanno fatto emergere una passione insospettata non solo per il mondo del pallone ma soprattutto per la Juventus. Uno dei primi desideri di Emanuele Filiberto,adesso realizzabile, sarà venire allo stadio Delle Alpi e sostenere la sua squadra del cuore.

I Savoia, ma non solo. Per restare alla nobiltà della Juventus, bisogna compiere un balzo indietro di un centinaio di anni. Nel 1899, il periodo del pionierismo, il football non veniva visto di buon occhio perché rappresentava una rottura con il passato. Ma la presenza attiva del Duca degli Abruzzi, celebre esploratore, che era solito esibirsi al Valentino con una squadra chiamata Internazionale, fece diventare meno duro l'impatto con la "modernità" del calcio. II duca degli Abruzzi, poi, diventerà un sostenitore dei bianconeri, anche se erano altri tempi, altri contesti, altre epoche.

   

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