STILE JUVENTUS.6
I
Savoia,tifosi da sempre della Juventus.
In terza fila a destra
si riconosce Edoardo Agnelli
Non hanno fatto la storia della Juventus
in senso materiale, i Savoia. Ma nella storia del club bianconero, in
qualche modo ci sono entrati. Del resto, nella genesi della società
italiana più blasonata e più illustre d'Italia, qualcosa di nobile in
fondo c'è. La famosa panchina del liceo D'Azeglio, l'interessamento
obliquo del Duca degli Abruzzi, il passaggio del club nelle mani della
famiglia Agnelli, l'attaccamento di Emanuele Filiberto, figlio di
Vittorio Emanuele e Marina Doria. Proprio Vittorio Emanuele, dopo il
Mondiale del 1990, aveva invitato Salvatore Schillaci nella sua
residenza in Corsica.
Il centravanti bianconero, grande
protagonista con la maglia della Juventus e della Nazionale delle
indimenticabili notti magiche,aveva accettato l'invito.
A Cavallo, in riva al mare, si era
materializzato l'incontro, messo in risalto da televisione e carta
stampata: Totò e il re, sembrava quasi un film sul quale indugiarono non
solo i media ma anche i tifosi di tutta Italia. Era, pure, un segnale e
un segno tangibile di partecipazione diretta di Casa Savoia alle vicende
juventine. Un contatto che suscitò molte voci e molti commenti, quasi
l'abbattimento anticipato del muro di ostracismo innalzato tra gli ex
regnanti e l'Italia. Dettagli di un legame più spesso, cronaca di una
liaison che continua con Emanuele Filiberto e che è destinata a
consolidarsi oggi che l'esilio dei Savoia è terminato. Più volte il
rampollo di Famiglia ha avuto l'occasione per dichiarare pubblicamente
la sua fede juventina e per esternarla attraverso le telecamere della TV
di Stato. I collegamenti con “ Quelli che il calcio…”,all'epoca della
conduzione di Fabio Fazio, hanno fatto emergere una passione
insospettata non solo per il mondo del pallone ma soprattutto per la
Juventus. Uno dei primi desideri di Emanuele Filiberto,adesso
realizzabile, sarà venire allo stadio Delle Alpi e sostenere la sua
squadra del cuore.
I Savoia, ma non solo. Per restare alla
nobiltà della Juventus, bisogna compiere un balzo indietro di un
centinaio di anni. Nel 1899, il periodo del pionierismo, il football non
veniva visto di buon occhio perché rappresentava una rottura con il
passato. Ma la presenza attiva del Duca degli Abruzzi, celebre
esploratore, che era solito esibirsi al Valentino con una squadra
chiamata Internazionale, fece diventare meno duro l'impatto con la
"modernità" del calcio. II duca degli Abruzzi, poi, diventerà un
sostenitore dei bianconeri, anche se erano altri tempi, altri contesti,
altre epoche.
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