STILE JUVENTUS.7
Il Gruppo Juventus di
Propaganda del 1919 con Sandro Zambelli (con la bombetta),primo
segretario della società bianconera.
Quasi cento anni fa, niente era come
oggi, nulla era come è adesso. Quasi cento anni fa, quando la Juventus
stava praticamente rinascendo dalle ceneri della Prima Guerra Mondiale,
il Gruppo Juventino di Propaganda, una sorta rappresentanti porta a
porta della società bianconera, incarnava un'idea innovativa: fare
proseliti attraverso il consociativismo, allargare la sfera d'ingerenza
- nello specifico di una società calcistica - per consolidarne la forza,
accrescere la consistenza numerica per garantire il futuro. Per risalire
a quegli anni, per calarsi nell'atmosfera di quel tempo, non vi è nulla
di meglio che riportare fedelmente ciò che sta scritto sul catalogo del
centenario bianconero. La Bibbia di Juvecentus è il bignami di un'epoca
sbiadita che sfugge al ricordo dei più giovani e, al tempo stesso, che
può trasformarsi nel riferimento storico più adeguato per capire cosa
poteva essere il Gruppo Juventino di Propaganda quasi cento anni fa...
“...lo slancio e il dinamismo che
segnarono lo stato nascente della Juventus si protrassero anche negli
anni immediatamente successivi alla fine della guerra. C'erano allora
due Torino, contrapposte anche nell'assetto urbanistico, nella geografia
dei quartieri cittadini che Mario Soldati descrive ambientandole nel
tumulto del biennio rosso.... La Torino juventina intercettò lo `spirito
del tempo ' restando impigliata in tutti gli eventi che scandirono le
convulsioni di quei due anni: `una sera del settembre 1919' - avrebbe
ricordato in seguito Sandro Zambelli - quando la folla bolscevica
arrossava di sangue le vie torinesi, il nostro Sesia, che in quell'epoca
vestiva ancora la divisa da ufficiale di Artiglieria, fu assalito da una
turba di forsennati in Corso Vittorio Emanuele II°. La società si giovò
della febbre politica e associativa che attraversava allora i ceti medi
italiani, partecipando a una strepitosa mobilitazione dal basso, che
vide in quegli anni crescere a dismisura sia gli iscritti ai partiti
politici che quelli coinvolti nel più vasto universo
dell'associazionismo.
Mutuando da altri contesti nuove formule
organizzative la Juve varò, così, nel 1919 il Gruppo Juventino di
Propaganda, con il compito di reclutare `altri soci nei diversi ambienti
cittadini, scuole, banche, caserme, officine'. I risultati furono
spettacolosi: da 340 soci censiti il 27 settembre 1919, si passò a 517
(il 23 ottobre), poi a 765 (novembre), a 1238 (gennaio 1920), 1320
(febbraio), 1500 (marzo), 1581(aprile). Tra i nuovi soci figuravano
personaggi di spicco come Riccardo Gualino e Pietro Badoglio ma anche,
in un elenco del 1923, `di soci che debbono ancora ritirare la tessera
dalla segreteria perché non hanno ancora inviato la loro fotografia',
stretto tra un Berta Francesco e un Bona ing. Bobbio Norberto, allora
appena quattordicenne...”.
Nulla era come oggi, nulla sarà più come
allora. Il Gruppo Juventino di Propaganda, qualsiasi possa essere il
giudizio che gli attribuisce la storia, resta comunque un'iniziativa
avveniristica quasi cento anni fa...
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