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Juveteca -Anno II (2005)

 

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STILE JUVENTUS.7

 

Il Gruppo Juventus di Propaganda del 1919 con Sandro Zambelli (con la bombetta),primo segretario della società bianconera.

Quasi cento anni fa, niente era come oggi, nulla era come è adesso. Quasi cento anni fa, quando la Juventus stava praticamen­te rinascendo dalle ceneri della Prima Guerra Mondiale, il Gruppo Juventino di Propaganda, una sorta rappresentanti porta a porta della società bianconera, incarnava un'idea innovativa: fare proseliti attraverso il consociativismo, allargare la sfera d'ingeren­za - nello specifico di una società calcistica - per consolidarne la forza, accrescere la consistenza numerica per garantire il futuro. Per risalire a quegli anni, per calarsi nell'atmosfera di quel tempo, non vi è nulla di meglio che riportare fedelmente ciò che sta scritto sul catalogo del centenario bianconero. La Bibbia di Juvecentus è il bignami di un'epoca sbiadita che sfugge al ricordo dei più giovani e, al tempo stesso, che può trasformarsi nel riferimento storico più adeguato per capire cosa poteva essere il Gruppo Juventino di Propaganda quasi cento anni fa...

“...lo slancio e il dinamismo che segnarono lo stato nascente della Juventus si protrassero anche negli anni immediatamente succes­sivi alla fine della guerra. C'erano allora due Torino, contrapposte anche nell'assetto urbanistico, nella geografia dei quartieri citta­dini che Mario Soldati descrive ambientandole nel tumulto del biennio rosso.... La Torino juventina intercettò lo `spirito del tempo ' restando impigliata in tutti gli eventi che scandirono le convulsioni di quei due anni: `una sera del settembre 1919' - avrebbe ricordato in seguito Sandro Zambelli - quando la folla bolscevica arrossava di sangue le vie torinesi, il nostro Sesia, che in quell'epoca vestiva ancora la divisa da ufficiale di Artiglieria, fu assalito da una turba di forsennati in Corso Vittorio Emanuele II°. La società si giovò della febbre politica e associativa che attraver­sava allora i ceti medi italiani, partecipando a una strepitosa mobilitazione dal basso, che vide in quegli anni crescere a dismisura sia gli iscritti ai partiti politici che quelli coinvolti nel più vasto universo dell'associazionismo.

Mutuando da altri contesti nuove formule organizzative la Juve varò, così, nel 1919 il Gruppo Juventino di Propaganda, con il compito di reclutare `altri soci nei diversi ambienti cittadini, scuole, banche, caserme, officine'. I risultati furono spettacolosi: da 340 soci censiti il 27 settembre 1919, si passò a 517 (il 23 ottobre), poi a 765 (novembre), a 1238 (gennaio 1920), 1320 (febbraio), 1500 (marzo), 1581(aprile). Tra i nuovi soci figuravano personaggi di spicco come Riccardo Gualino e Pietro Badoglio ma anche, in un elenco del 1923, `di soci che debbono ancora ritirare la tessera dalla segreteria perché non hanno ancora inviato la loro fotografia', stretto tra un Berta Francesco e un Bona ing. Bobbio Norberto, allora appena quattordicenne...”.

Nulla era come oggi, nulla sarà più come allora. Il Gruppo Juventino di Propaganda, qualsiasi possa essere il giudizio che gli attribuisce la storia, resta comunque un'iniziativa avveniristica quasi cento anni fa...

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