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Juveteca -Anno II (2004)

 

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I PROTAGONISTI DEL SECOLO BIANCONERO.16

Roberto Bettega affronta l’esperienza nord-americana

                                       

 

Tutto si può dire di Roberto Bettega - della sua classe di campione autentico, dei suoi gol spesso spettacolari - ma non che non sia un uomo di notevole lungimiranza: difatti, mentre si avvia alla parte conclusiva di una carriera grandissima,

 

illustrata da sette scudetti, decide di costruirsi un futuro altrove.Un’esperienza all’estero, in un Paese lontano come il Canada,ma in fondo anche vicino, per la presenza di migliaia di italiani.Toronto, dunque, anzi i Toronto Blizzard, nome che significa letteralmente tempesta di neve. E' li che Bettega chiude la sua

 

storia di calciatore per poi prepararsi, attraverso numerose esperienze, compresa quella di seconda voce per le reti Fininvest,all'avventura di dirigente della Juve,  il club in cui si identifica da quand’era un bambino e frequentava lo stadio Comunale da raccattapalle, all'inizio degli anni Sessanta. Torinese, figlio di emigranti veneti, non è un personaggio semplice, Conquista con i gol e con quei suoi colpi da virtuoso d'area la fiducia dei compagni, supera gli agguati delle malattie e degli infortuni(gravissimo quello al ginocchio che gli vieta di partecipare al Mondiale 1982 e al trionfo della squadra di Enzo Bearzot, di cui

 

è uno degli allievi prediletti), offre alla Juve tutto il proprio repertorio, diventa nei momenti più scabrosi il difensore numero uno del buon nome della società nei primi salotti televisivi,studia già il nuovo ruolo, sull'esempio di Giampiero Boniperti, il presidente. E quando capisce che nella super squadra di Michel Platini e Zbigniew Boniek deve adattarsi anche lui, che intanto ha superato i trentadue anni, non esita ad afferrare il messaggio: la sua epoca sta per finire, meglio trasferirsi subito e lasciare qualche rimpianto, invece di ritrovarsi in panchina.

 

Vola a Toronto, raggiunge l'accordo e ritorna per tentare la conquista più prestigiosa: la Coppa dei Campioni. Niente da fare: il destino gliela nega, il 25 maggio del 1983, ad Atene,davanti all’Amburgo. Bettega ha poco da rimproverarsi: è lui,soltanto lui, a far tremare il portiere dei tedeschi, Stein, in serata di grazia assoluta. L'Amburgo resiste,l’1-0 firmato da Magath resiste, Bettega se ne va con una grande amarezza.

 

Quattro mesi più tardi, la Juve va a trovarlo in Canada, in una tournée pre-campionato: la sfida finisce 2-2 e per il controllo di Bettega,Giovanni Trapattoni sceglie Nicola Caricola, giovanissimo difensore appena sbarcato dal Bari. Per Bettega sono due stagioni interessanti, ogni volta che torna in Italia per una veloce vacanza rifioriscono voci di un suo passaggio ad altre squadre: in particolare, il Milan e l'Udinese. Bettega va a trattare, poi ringrazia e rinuncia: la Juve, o niente. In fondo, è ancora lui l'ultimo grande prodotto del calcio torinese, senza contare i diciannove gol in quarantadue presenze con la Nazionale. Un formidabile esponente del gioco aereo (di testa realizza all'esordio a Catania nel 1970 il primo dei centoventinove gol in serie A,una sola volta capocannoniere).

 

     

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