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Juveteca -Anno II (2004)

 

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I PROTAGONISTI DEL SECOLO BIANCONERO.17

               Nel 1989 muore Gaetano Scirea,il campione che ha giocato per la

                                            Juventus più di ogni altro.

                                       

 


Gaetano Scirea era un calciatore così raro per classe,eleganza e correttezza, che ha stabilito un record imbattibile: non è mai stato espulso in tutta la carriera. E' anche lo juventino che ha giocato il maggior numero di partite nella storia del club. La straordinarietà è nel fatto che Scirea era un libero, dunque molto esposto alle decisioni arbitrali, ancor prima che le novità regolamentari -introdotte dalla Fifa dopo il 1990 nel tentativo di rendere più spettacolare il gioco - inasprissero le sanzioni per i difensori. A1 massimo, a Scirea, è toccato qualche cartellino giallo, ma mai più di tre a campionato.

 

Difatti, non è mai stato squalificato, neppure per cumulo di ammonizioni. Nessun altro giocatore del suo livello, un campione assoluto che ha vinto tutto con la Juventus e con la Nazionale, può vantare un'intera vita agonistica senza macchia. Ma non basta: Scirea era anche il primo costruttore del gioco della squadra, il suo sostegno al centrocampo era rivelatore delle origini di mediano dotato di tocco pulito e senso tattico notevole. Le sue incursioni, rapide e imprevedibili, sorprendevano spesso le difese avversarie. A dispetto di un'altezza normale - di poco al di sotto del metro e ottanta - era abilissimo nel gioco aereo: nelle mischie prevaleva anticipando tutti.

 


Da fuoriclasse qual'era, prevedeva in modo quasi spontaneo gli sviluppi di ogni azione: anche per questo interveniva con efficacia nei momenti più delicati. Eccezionale, soprattutto in un Paese sguaiato come l'Italia di ieri e di sempre, la sua disponibilità nei confronti di arbitri e guardalinee: mai una parola di troppo, mai una protesta esagerata. Altro che gli spettacoli penosi inscenati da attori modesti, ma arroganti, che perdono il senso della misura con troppa facilità. Purtroppo, l'esempio di questo ragazzo splendido e leale, di quest'uomo appassionato e sereno, non è stato molto diffuso dai mass-media, nei quali prevaleva - e tuttora prevale - il desiderio mercantile di inventare personaggi sempre nuovi.

 

Peccato, perché Scirea era uno di quei campioni che tutto il mondo invidiava all'Italia: il suo stile di gentiluomo colpiva gli stranieri, Michel Platini lo definì il compagno ideale, molti altri - anche tra gli avversari - avevano per lui una sorta di venerazione.
Un destino assurdo ha strappato Scirea a tutti noi su una maledetta strada polacca, domenica 5 settembre 1989:tornava a casa su un’automobile che lo avrebbe dovuto portare all’aeroporto di Varsavia e da lì a Torino,via Francoforte. Aveva spiato, per conto del suo migliore amico, Dino Zoff - che in quello stesso giorno era in panchina a Verona, dove la Juve vinse per 4-1 - il Gornik Zabrze, squadra che i bianconeri avrebbero affrontato pochi giorni più tardi nel primo turno della Coppa Uefa,Trofeo che poi conquistarono.

 


La tragedia - Scirea morì nel rogo di quella macchina dopo un incidente provocato da una catena di fatalità -ha accresciuto il dolore di chi, come noi, ha l'immensa fortuna di averlo conosciuto e frequentato. Senza Scirea- lo si può dire anche a costo di sembrare retorici -il calcio non è più lo stesso. La sua storia sta li, nella memoria di tutti. E rimarrà sempre attualissima.
 

 

 

     

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