|
Il
più grande portiere del calcio italiano dell'era moderna:Dino Zoff.
L'uomo dei silenzi parlanti,il campione longevo che si arrende a
quarantun anni, battuto dalla carta d'identità,non dalla
concorrenza. Il modello di classe e lealtà.
Zoff
è una delle pietre miliari nella storia della Juventus: non soltanto
per i sei scudetti e per la Coppa Uefa (il primo trofeo
internazionale conquistato dai bianconeri),non soltanto per gli
undici campionati senza neppure un’assenza ,
(ovvero
trecentotrenta partite consecutive: la serie A era a sedici
squadre), ma anche per un record che gli sarà strappato vent’anni
più tardi da un portiere meno forte, che tuttavia vive il momento
migliore della carriera nel Milan di Fabio Capello, il Milan degli
Invincibili (o quasi):
Sebastiano Rossi.Il
record è di 903 minuti d'imbattibilità: nessuno, prima di lui, ha
osato tanto in campionato. Zoff totalizza complessivamente nove
turni senza incassare gol, ed è il primo a sapere che alle sue virtù
vanno aggiunte quelle di una retroguardia d'acciaio nella giovane
Juve in cui, lui già ultratrentenne, è appena arrivato per prendere
il posto di Pietro Carmignani,
portiere di talento,
soffocato dal peso della responsabilità. La serie positiva di Zoff
comincia contro la Fiorentina - la Juve s'impone 2-1, a realizzare
il gol dei viola è Nello Saltutti – ma dopo qualche giornata il
fuoriclasse friulano respinge con fastidio ogni accostamento con il
primatista in carica:
Mario Da Pozzo, nel
Genoa del decennio precedente, Di giornata in giornata, mentre la
Juve recupera il vertice della classifica, il record si avvicina: al
Comunale, un boato sottolinea nella partita vinta contro la Lazio
(1-0), il sorpasso. Zoff festeggia a modo suo, con tanta gioia ben
nascosta sotto la maschera di sempre,quella che sapra’ conservare
anche da allenatore,da manager,da commissario tecnico della
Nazionale.
Ogni record è
destinato ad interrompersi. Per Zoff, la sorte sceglie il teatro
migliore: San Siro.Si gioca una delle classiche di sempre,
Milan-Juve. Si respira il profumo dello scudetto, la Juve balza al
comando con Bettega, ma qui accade l'evento: calcio di rigore per i
rossoneri, fischiato per un discusso intervento ai danni di Luciano
Chiarugi, attaccante dal tocco felpato accompagnato dalla fama di
cascatore. Sul dischetto, si presenta Gianni Rivera: ed è lui, dopo
novecentotré minuti, a battere Zoff. Che poi dice che in fondo quel
gol rappresenta una liberazione.
La sfida milanese
finisce con un pareggio (2-2), com'era accaduto a Torino all'andata
(1-1). La Juve torna in vantaggio con Marchetti per essere
definitivamente raggiunta da un’acuto di Biasiolo nel finale. Il
mito di Zoff valica i confini, mentre i suoi “secondi” sono
costretti ad intere stagioni di inutile attesa:
Piloni,
Alessandrelli e Bodini. Per loro, solo briciole all'ombra del
migliore. Scudetti e premi da eterne riserve, ma tutti con
un'ammirazione sincera per Zoff. Da allora e per sempre SuperDino.
|
|