L'Italia
è bloccata dalla neve, all'aeroporto di Caselle non si può atterrare, lo
stadio Comunale è impraticabile, la finale della Supercoppa europea 1984
è in forse, ma a Torino mercoledì 16 gennaio 1985 si realizza una sorta
di miracolo:
gruppi di spalatori dotati di feroce determinazione, allertati da
Giampiero Boniperti che tiene moltissimo al trofeo mai conquistato e per
nessuna ragione al mondo vuol lasciarselo sfuggire, rendono agibile il
terreno. Il Liverpool, che sette mesi prima ha vinto la quarta Coppa dei
Campioni prevalendo ai rigori contro la Roma all'olimpico, incute grande
rispetto.
Ma la Juve di Platini e Boniek, se accusa
più di una sbandata in campionato, è irresistibile nelle notti europee.
Sente che il suo momento è arrivato. A ricordarglielo è Trapattoni, che
prepara la partita con grandissima cura, puntando al cuore
della difesa dei Reds: arretra Platini che deve lanciare negli spazi
Boniek, incursore aggiunto, nelle vesti di finto centrocampista,
cosicché la coppia d'attacco Rossi-Briaschi ha il compito di tenere in
allarme la coppia Lawrenson-Hansen, in attesa delle cavalcate del
fuoriclasse polacco,devastante ogni volta che riesce a sottrarsi al
controllo individuale da parte degli avversari. Occorrono trentanove
minuti al magnifico Zibì, diminutivo di Zbigniew, per battere Grobbelaar,
il portiere del Liverpool.
Da Platini parte la fiondata verso la metà
campo inglese, dove Briaschi controlla il pallone - dipinto di colore
arancione per renderlo più visibile ai giocatori e al pubblico che onora
l'appuntamento con grande partecipazione - e serve subito Boniek in
corsa prepotente verso l'area. La progressione è splendida, la folla
trattiene quasi il fiato, Boniek resiste al tentativo disperato di
Kennedy e poi con il sinistro supera Grobbelaar. Questo gol è la sintesi
esemplare della versione migliore del contropiede, interpretato da
campioni di elevato spessore, a cominciare da Platini. In vantaggio, la
Juve disinnesca ogni pericolo, vietando ai britannici la possibilità di
avvicinarsi a Bodini, l'eterna riserva ha preso il posto di Tacconi. In
particolare, Brio annulla Rush, ignaro del suo futuro bianconero
(arriverà nel 1987 e sarà ricordato tra gli investimenti meno felici).
Ad
eliminare ogni residua discussione sull'esito della sfida provvede
ancora Boniek, e sempre alla sua maniera: al 78',ispirato da Platini,
vola letteralmente in porta.
Per la Juve, è la prima Supercoppa, mentre Platini - un caso unico
finora - si avvia a vincere per la terza volta consecutiva il Pallone
d'oro. Nella festa juventina, c'è una vena malinconica. Boniek annuncia
ai pochi amici torinesi che lascerà la Juve alla conclusione della
stagione: non gode della considerazione che ritiene di meritare, ha
ricevuto offerte importanti. Passerà alla Roma, giocherà nel club che
per primo - anche attraverso canali ecclesiastici, tenuto conto
dell'ascesa di papa Wojtila al soglio pontificio - aveva tentato di
assicurarselo, sconfitto nel braccio di ferro con la Juve.
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