L’uomo è stato calciatore e simbolo,
poi è diventato dirigente e presidente. L'uomo, Giampiero Boniperti,
è stato e resterà per sempre La Juventus, esempio perfetto di
simbiosi tra un'entità e una persona, tra una società di calcio e un
protagonista. Da centravanti ha giocato tanto, segnato tantissimo,
vinto molto; da presidente ha sofferto tanto, vinto tantissimo,
scatenato l'invidia di molti. Boniperti era ammirato e temuto,
rispettato e detestato: capita solo ai grandi o, comunque, ai
leader.
Quando se ne
andò dalla Juventus, nel 1994, non dopo aver portato la squadra alla
conquista della Coppa Uefa, lasciò un vuoto incolmabile sotto il
profilo dei sentimenti e del carisma. Per anni non volle più vedere
la sua squadra del cuore, per anni evitò qualsiasi intervista
sull'argomento. Allo stadio, in casa o in trasferta, non è quasi mai
più andato; da dirigente, resisteva al massimo un tempo, a volte
neppure quello. Poi balzava in macchina e con l'autista, il fido Parolin, andava in giro per la città, se era a Torino, o imboccava
l'autostrada se era in trasferta. La radio doveva restare
rigorosamente spenta fino al termine delle partite: pena la
scorticatura. I derby, poi, li odiava. "Potessi, li abolirei", era
solito dire. Senza dubbio, era la partita che, in assoluto, pativa
maggiormente perché non sopportava l'idea di cedere di fronte
all'altra Torino.
C è una frase
di Boniperti che dà la dimensione del personaggio. Questa: "La Juve
è una fede che continua a essermi appiccicata addosso. Sono da
compatire quelli che tifano per altri colori, perché hanno scelto di
soffrire. Sembrava una battuta, invece lo pensavo e lo penso tutt'ora".
Il suo
ingresso nello staff dirigenziale bianconero risale agli anni
Settanta, resterà presidente per diciannove anni (1971-1990): nessun
altro ha mai detenuto per tanto tempo questa carica, nessun altro ha
mai vinto tanto da presidente. Dopo una stagione di lontananza,
tornerà alla Juventus nel 1991, con la carica di amministratore
delegato, anche se non riuscirà a ripetere la striscia di successi
della precedente gestione. Quando nel '94 si interruppe
definitivamente il rapporto di lavoro con la società bianconera, Boniperti si candidò nelle liste di Forza Italia dell'eterno rivale
Berlusconi per il Parlamento europeo, e venne eletto.
Su Boniperti
l'aneddotica è ricca. Ad esempio, ogni estate quando rinnovava i
contratti escogitava sempre qualche trucco per risparmiare un po'.
Un anno, ad esempio, si presentò in ritiro con le fotografie di
alcune sconfitte della stagione precedente e a coloro che
domandavano un aumento replicava così: "Ricordate questo? Sapete
cosa è successo qui?". Come presidente ha comprato molti campioni,
ma non si è mai perdonato il "no" che prese da Gigi Riva, il Rombo
di Tuono che scelse di rimanere a Cagliari e resistette alle
lusinghe della Juventus.
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